Cure
Chirurgiche
Cura della calvizie
La prima cosa che il giovane deve fare quando si accorge di
perdere troppi capelli è recarsi da un dermatologo che esami il
cuoio capelluto e faccia una diagnosi del tipo di alopecia.
Oltre alla diagnosi il dermatologo deve "filtrare" chi può
beneficiare della terapia chirurgica. Il giovane deve infatti
avere un diradamento evidente che giustifichi il trapianto
capelli. Succede invece che spesso arrivino al chirurgo plastico
ragazzi giovanissimi con problemi ancora minimi mentre coloro
che hanno una reale indicazione chirurgica perchè da tempo calvi
sono sfiduciati e anziché andare dal dermatologo e poi dal
chirurgo diventino più sensibili agli annunci pubblicitari,
anche i più truffaldini.
Terapia chirurgica
Autotrapianto. Trapianto di capelli. Oggi l'uomo o la donna che
si affidano a questa procedura possono contare su un risultato
naturale. Quando fu ideato, i primi trapianti di capelli
risalgono al 1950 e furono eseguiti a New York dal chirurgo
plastico Orentreich, si mettevano degli innesti cilindrici
larghi 4 mm che comprendevano 10-12 bulbi. Ne risultava che i
capelli trapiantati crescevano a ciuffetti, come quelli sulla
testa delle bambole. Adesso il progresso tecnico raggiunto con i
microinnesti nella cura della calvizie consente invece il
trapianto dei singoli bulbi ed il rinfoltimento che si ottiene
non lascia percepire l'opera del chirurgo.
L'autotrapianto di unità follicolari (FUT) richiede l'impegno
di una equipe chirurgica
esperta ed affiatata per ottimizzare i tempi chirurgici ed i
risultati estetici
Il metodo FUT
Un'evoluzione dell'autotrapianto è il FUT, cioè il "follicular
unit transplant" o trapianto delle unità follicolari. Come dice
il nome stesso, si trapiantano unità follicolari, che, a
differenza dei microinnesti usati nel trapianto classico, sono
preparate senza dividere i bulbi collegati tra loro. In pratica
si innestano i capelli così come si trovano naturalmente nel
cuoio capelluto: unità monobulbari (un solo bulbo pilifero) o
raggruppamenti di 2-3 follicoli (unità bi-tribulbari).
Gli innesti inoltre non sono "scheletrizzati" come nei normali
trapianti, cioè, quando si selezionano i bulbi, si lascia
attorno a essi una ragionevole quantità di tessuto peribulbare
che rafforza la vitalità dell'innesto stesso (questo non avviene
nel trapianto classico). La preparazione delle unità follicolari
richiede una equipe medica e paramedica particolarmente esperta
e il microscopio stereoscopico che permette di ingrandire la
parte da selezionare. Così si possono ottenere infoltimenti con
una densità fino a ora sconosciuta, grazie ai quali si potrà
ricostruire in modo estremamente naturale ogni area del cuoio
capelluto, in particolare la zona frontale.
Grazie a questa tecnica infatti praticamente tutti i capelli
trapiantati attecchiscono mentre nella metodica tradizionale un
7-10 per cento circa non ha poi la forza per crescere. I bulbi
innestati con il metodo FUT sopravvivono meglio perché
nell’unità follicolare i singoli follicoli presenti
interagiscono tra loro, cioè si scambiano varie sostanze, come
enzimi e fattori di crescita, che permettono loro di rafforzarsi
a vicenda.
Scelta del paziente
Il paziente da sottoporre al trapianto è scelto in base alla
estensione della zona calva da coprire ed alla densità e qualità
dei restanti capelli. Si valuta che tale metodo sia possibile
nell'85% delle persone con problemi di calvizie. Ne restano
esclusi solo i casi con rapporto tra zona donatrice e superficie
calva troppo svantaggioso: una calvizie ippocratica grave,
stadio sesto o settimo della classificazione di Norwood, con una
modesta area di capillizio residuo non è correggibile con la
chirurgia plastica. Con l'autotrapianto dei capelli si può
intervenire sia nelle forme iniziali di calvizie, per ridurre ad
esempio le stempiature, sia nelle forme gravi in cui tutta la
zona frontale e parietale è calva: in questi casi l'infoltimento
migliore è graduale e progressivo e può di richiedere più di una
seduta ognuna con l'inserimento di 2500/3500 bulbi. Non è
opportuno sottoporsi a sedute di trapianto maggiori della
metodica chenoi utilizziamo in quanto il tempo operatorio si
allunga troppo, fino a 7 ore, con eccessivo disagio per il
paziente. Oltre che estenuante la procedura richiede poi una
convalescenza prolungata. Sforzarsi di aumentare oltre un certo
limite la densità dei bulbi può ridurre la irrorazione ematica
del tessuto con minore percentuale di attecchimento degli
innesti. La distanza minima tra un innesto e l'altro non
dovrebbe scendere sotto i 2 mm. Riteniamo inoltre che un
recupero progressivo dei capelli sia più naturale e sicuro: si
evita infatti di sprecare parte degli innesti preparati a
discapito di futuri eventuali rinfoltimenti. Ricordiamo che la
"riserva" di capelli prelevabile dalla nuca non è infinita anche
se alta, 10-12.000 bulbi. Generalmente è opportuno non
intervenire prima dei 24-25 anni: è infatti prudente aspettare
il momento in cui la calvizie appaia stabilizzata anche se la
sua evoluzione è un fenomeno abbastanza imprevedibile.
L'evoluzione della metodica del trapianto, che oggi grazie ai
micro-innesti è atraumatico e privo di effetti negativi sulla
parte ancora presente di capelli nella zona diradata, permette
di intervenire anche in paziente più giovani. E' importante far
capire al giovane che riavere tutti i capelli non è possibile e
che le "stempiature" si possono ridurre ma non è prudente
eliminarle del tutto. Il giovane spesso desidera che venga
ricreata una linea anteriore da diciottenne ma il chirurgo
plastico non può assecondare questa richiesta. l'effetto
estetico positivo deve infatti mantenersi nel tempo, anche
quando i capelli circostanti quelli innestati, che durano per
sempre, andranno persi per la progressione della calvizie. Il
posizionamento della linea anteriore sarà di sempre effettuato
nella parte alta della fronte, 7-9 cm al di sopra dei
sopraccigli . La donna può essere sottoposta al trapianto purché
abbia una densità dei capelli sufficiente nella regione
donatrice.
Quasi mai è possibile rinfoltire tutta la zona diradata che,
nella donna, interessa in modo omogeneo tutta la regione
fronto-parietale, ma solo la parte più anteriore, la più
evidente: noi cerchiamo sempre di migliorare la densità dei
capelli innestando una fascia trasversale profonda 4-5 cm. posta
subito dietro all'attaccatura frontale.
Prelievo
Tutta la
procedura è eseguita in anestesia locale del tutto indolore,
dura circa 3 ore e non richiede alcun ricovero. Il paziente, in
possesso degli esami preliminari, viene monitorizzato ed è
sempre presente un medico anestesista. Si esegue dapprima
l'infiltrazione dei nervi sopraorbitali, poi l'anestesia della
zona ricevente e della zona donatrice. Non facciamo uso di
alcuna tumescenza tessutale che provoca un maggior gonfiore
della fronte dopo il trapianto dei capelli.
Si esegue dapprima il prelievo nella regione posteriore
occipitale della testa, la nuca.
Un prelievo ottimale permette di ottenere circa 2.500/3.500
bulbi. Al prelievo segue una sutura con filo riassorbibile (che
non occorre quindi togliere). Rimane una linea inapparente
perchè nascosta dai capelli circostanti. Questo segno è
veramente minimo e neppure il proprio barbiere sarà in grado di
percepire l'avvenuto intervento. Qualora siano necessari più
capelli per raggiungere il risultato estetico desiderato è
sicuramente preferibile effettuare un secondo trapianto dopo un
anno quando il cuoio capelluto si sarà disteso e potrà
permettere un altro prelievo. Oltre che ridurre al minimo la
tensione nella chiusura del prelievo il segno residuo sarà del
tutto inapparente se viene impiegata la tecnica tricofitica che
asportando un segmento di epidermide dal bordo
superiore permette di far ricrescere i capelli all'interno della
linea di sutura.
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Si sceglie la regione occipitale perché questa zona del cuoio
capelluto ha una origine embrionale diversa e le sue unità
pilifere sono insensibili agli effetti degli ormoni maschili. I
bulbi prelevati mantengono questa resistenza anche dopo il loro
trasferimento nella zona calva ed i capelli innestati continuano
così a crescere forti e vitali per tutta la vita.
Il metodo FUE
Prelievo singolo di bulbi piliferi
Quando ci troviamo di fronte a problematiche di lieve entità come
piccole nel caso di recessioni fronto-temporali iniziali
possiamo in alternativa eseguire un prelievo singolo mediante un
piccolo punch, cioé un microtrapano circolare in grado di
prelevare segmenti minimi di cuoio capelluto contenenti uno o
due bulbi.
L'inclinazione del punch deve seguire una particolare
curvatura che il fusto del capello percorre all'interno del
cuoio capelluto. In caso contrario il capello sarà danneggiato e
non crescerà. Neppure la FUE eseguita a regola d'arte permette
comunque di estrarre intatti tutti gli innesti: una parte
rilevante che può arrivare fino al 30% viene inevitabilmente
danneggiata e non sarà quindi in grado di dar luogo alla
crescita di nuovi capelli. Solo le persone con capelli lisci e
decorso lineare e prevedibile in profondità del follicolo si
possono candidare a questa metodica che non è utilizzabile nei
soggetti con capelli ondulati o comunque mossi. Una certa quota
di bulbi nella zona di prelievo può essere inoltre sacrificata
perchè il drill non penetrando con esattezza nel cuoio capelluto
può danneggiare follicoli adiacenti. Questo soprattutto quando
il capello che si vuole estrarre appartiene ad una unità
plurifollicolare. Considerando come l'unico limite nella cura
chirurgica della calvizie sia la disponibilità di follicoli da
poter prelevare nella regione posteriore per infoltire le zone
calve, si comprende come questo sia un inconveniente non
trascurabile.
La FUE resta comunque una procedura lenta, con costi più alti,
che male si presta ad un trapianto normale o comunque quando si
voglia rinfoltire una zona ampia. Con la FUE non si mettono più
di 400-500 capelli per volta e quindi prima di raggiungere un
risultato soddisfacente dovremo effettuare varie sedute a
distanza tra loro di qualche mese. Oltre che a notevole pazienza
espone quindi il paziente a costi diversi.
Il metodo di Harris
Harris Safe Systems
Questo è il solo metodo sicuro per eseguire la FUE. Questo non va
effettuato con un drill cioè con un piccolo trapano perchè
l'inclinazione del capello in profondità spesso è diversa da
quella che ha in superficie e quindi il rischio di sezionare in
profondità il follicolo è troppo alto. In questo caso l'innesto
non potrà ovviamente crescere. Il prelievo follicolare va fatto
quindi con una metodica diversa da quella comunemente proposta.
Va usato un micro-punch manuale in grado di seguire il decorso
del capello e di prelevare intatto il follicolo. Il metodo è
noto come "Harris Safe System". Anche con questo metodo nella
FUE incorriamo spesso in una eccessiva scheletrizzazione
dell'innesto che viene prelevato ripulito dai tessuti protettivi
circostanti. Questo induce, nel follicolo prelevato, un arresto
della crescita (telogen chirurgico): il capello avrà quindi più
difficoltà a riprendersi dal trauma e a ricrescere con il
rischio di andare perduto. Questa procedura richiede molto tempo
e in una seduta non si possono prelevare molti capelli.
Queste considerazioni sulla tecnica di trapianto FUE sono state
confermate nella tavola rotonda dell'ultimo congresso SIES di
Bologna 2009. I vari inconvenienti di questa metodica devono
essere spiegati ai pazienti che oggi sono fortemente attratti da
molti annunci pubblicitari che assicurano risultati sicuri e
brillanti. Neppure la promessa di eseguire il trapianto senza
alcuna cicatrice è spesso mantenuta perché i segni residui, in
molti casi, sono in realtà più evidenti che nella tecnica di
trapianto tradizionale. Infatti, se il prelievo non è eseguito a
regola d'arte, residuano vari puntini bianchi che danno un
aspetto tarlato antiestetico.
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Gli esiti cicatriziali del trapianto FUE spesso sono evidenti,
la promessa di trapianto senza cicatrici si rivela in molti casi
ingannevole
Separazione delle unità follicolari
Eseguito il prelievo si ritagliano i singoli innesti. La
metodica richiede molta delicatezza ed esperienza. Non è
necessario l'uso del microscopio ma è certamente utile il
ricorso a mezzi di ingrandimento quali il "Mantis" che consente
una visione chiara delle singole unità follicolari. Nella nostra
esperienza si sono rivelati molto utili i piani di sezione
retro-illuminati.
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La preparazione degli innesti richiede una precisa competenza professionale |
Stereoscopio "Mantis" |
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Visore retroilluminato "Ellis" |
Questo
tempo chirurgico è fondamentale e richiede la disponibilità di
personale paramedico specializzato in grado di effettuare in
modo rapido e preciso la preparazione dei singoli innesti. Una
seduta di trapianto prevede mediamente l'impiego di circa 400
unità follicolari mono-bibulbari e 700/800 mini-innesti: in
totale circa 2500/3500 bulbi.
Collocamento
Questa
fase del trapianto avviene con le stesse modalità sia nella
tecnica "strip" che nella FUE. Gli innesti sono collocati
attraverso micro-incisioni profonde 3-4 mm: si mettono in
pratica dei semi in piccoli solchi distanti tra loro circa 1/2
mm. La linea più anteriore, quella quindi più importante dal
punto di vista estetico, richiede l'inserimento di singoli bulbi.
Collocamento microinnesti
dentro
minuscoli forellini larghi 1 mm ottenuti con uno speciale ago,
aghi di Nokor. Si creano così 2-3 linee dietro le quali sono poi
collocate varie file di micro-innesti "slit", cioè innesti
contenenti 1-2 bulbi, introdotti attraverso fessure di 1-2 mm
ottenute con lame microchirurgiche. Nella parte più poteriore e
centrale della zona innestata, dove si vuole ottenere il massimo
rinfoltimento, si possono poi collocare innesti leggermente più
grandi mini-innesti, contenenti 3-4 bulbi anch'essi introdotti
attraverso microincisioni. Tutti gli innesti sono collocati in
modo che i capelli cresceranno con lo stesso orientamento dei
capelli ancora presenti nella zona. Nella parte anteriore sono
messi con una inclinazione in avanti di 45°. Questo tipo di
rinfoltimento, è più efficace di quello ottenibile con i soli
innesti monobulbari in quanto questi, ottimi per dare
naturalezza alla linea di attaccatura anteriore, non sono in
grado di rinfoltire sufficientemente la parte centrale della
zona calva. Inoltre nella procedura di ricavo dei monobulbari
può essere scartata una parte non trascurabile di bulbi a
discapito del numero complessivo di capelli innestati. Il
rinfoltimento con soli innesti monobulbari è indicato solo
quando i capelli sono molto spessi e voluminosi come nella razza
giapponese. Le incisioni praticate con gli aghi e le microlame
non arrecano alcun disturbo alla salute del cuoio capelluto e
quindi i capelli presenti nella zona di innesto non risentono
della procedura. Nelle prime settimane può esservi un maggior
ricambio dei capelli ed avere la sensazione di una perdita
accentuata ed alcuni capelli già deboli e destinati comunque
presto a cadere possono essere perduti. Non è invece indicato
l'utilizzo del laser perché esso danneggia sia pure in modo
lieve i tessuti adiacenti il solco prodotto e quindi può essere
lesivo per i capelli preesistenti. Il laser allunga inoltre
molto il tempo operatorio e può ridurre la percentuale di
attecchimento degli innesti che normalmente è quasi del 100%.
L'edema post-operatorio è inoltre molto più accentuato con
conseguente allungamento della normale convalescenza.
Coltivazione delle papille dermiche
Curare
anche i calvi totali o quasi è l'aspirazione di tutti coloro che
si occupano di problemi di capelli. Varie sperimentazioni sulla
possibile "clonazione" sono in corso in vari centri e ogni tanto
si legge che finalmente è stato raggiunto questo obiettivo.
Ultimissime anticipazioni di un imminente utilizzo clinico
(2012) di questa metodica sono state esposte in un meeting che
ha visto confluire a Milano scienziati di varie parti del mondo.
Soprattutto avanzate sono sembrate le ricerche effetuate dalla
Scuola di Manchester sulla coltivazione delle cellule presenti
nelle papille dermiche da cui originano i follicoli piliferi.
Basterebbe un prelievo dalla parte posteriore del cuoio
capelluto grande solo un centimetro per potere ottenere in una
speciale coltura migliaia di cellule in grado di fare ricrescere
i capelli una volta reiniettate nel derma della zona calva.
Queste cellule potrebbero inoltre essere conservate in "banche"
che ne consentirebbero un utilizzo anche in tempi successivi a
seconda quindi delle necessità della persona.
Ultimata la sperimenatazione nei topi è iniziata quella
nell'uomo dove i risultati al momento sono però ancora molto
incerti. Questa procedura se dovesse raggiungere un impiego
clinico permetterà di integrare le attuali tecniche di trapianto
di unità follicolari per raggiungere entità di rinfoltimento
ottimali. Dietro la linea anteriore ricostruita con la "tecnica
FUT" potremo con una rapida serie di micropunture del tutto
indolori "seminare" tutto il cuoio capelluto calvo o diradato
per una ricrescita omogenea.
Varianti di collocamento
Il
metodo Choi con iniettore monobulbare, noto come "siringa",
rappresenta una alternativa per collocare le unità follicolari.
Il "Choi Hair Transplanter" consiste in un dispositivo messo a
punto da un medico coreano.
Esso
funziona aprendo un piccolo taglio attraverso il quale è
piantato l'innesto. Il metodo nella pratica clinica non arreca
alcun vantaggio perchè le microlame da noi usate di preferenza
eseguono un taglio puntiforme,1-2 mm., più piccolo quindi di
quello fatto dal Choi. La densità che quindi possiamo
raggiungere con la microlama è maggiore. Inoltre caricare la
siringa richiede una manipolazione degli innesti da parte del
personale infermieristico sempre piuttosto lenta e laboriosa che
può traumatizzare gli innesti stessi che poi rischiano di non
attecchire. Per quanto riguarda gli esiti cicatriziali sono in
ambedue i casi del tutto impercettibili.
Il Metodo Choi con iniettore a siringa
Nel programmare la zona da rinfoltire dobbiamo sempre considerare la probabile evoluzione della calvizie: almeno il 30% degli innesti va quindi sempre messa nelle zone adiacenti la parte più diradata (Unger 1996). E' quindi indispensabile che lo specialista che si occupa della cura chirurgica della calvizie possegga un bagaglio tecnico in grado di eseguire un trapianto numericamente adeguato.
Autotrapianto ad Alta Densità
In alcuni
casi selezionati, problemi localizzati in soggetti con età
superiore ai 25/30 anni e prognosi di evoluzione favorevole,
possiamo aumentare il numero delle unità follicolari innestate
per centimetro quadrato così da avere una maggiore densità di
capelli nella zona infoltita.
Una densità di 25 innesti/cm2 permette di raggiungere un
ottimo risultato estetico.
Questo livello di qualità può essere raggiunto solo da una
equipe particolarmente esperta
Dobbiamo
infatti considerare come la calvizie, nonostante le cure oggi in
grado di ridurre la perdita, sia quasi sempre progressiva.
L'arretramento dei capelli può quindi proseguire dietro alla
zona da noi innestata che potrebbe restare isolata e quindi
visibile. Un nuovo trapianto potrà certamente risolvere il
problema ma dobbiamo ricordarci che la riserva posteriore dove
prelevare i bulbi non è infinita e potrebbe esaurirsi
impedendoci così di colmare le nuove parti diradate. In questi
casi il collocamento degli innesti può ricorrere oggi
all'impiego del metodo Choi che consente di inserire le unità
follicolari senza effettuare alcun taglio nel cuoio capelluto.
Questa particolare "siringa" riduce così al minimo il trauma
chirurgico e non lascia alcuna cicatrice evidente.
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Quando
sarà possibile coltivare e riprodurre i follicoli l'alta densità
non avrà più alcun limite tecnico e potrà essere usata a
piacimento. La tecnica utilizza solo unità follicolari singole e
richiede l'impiego di aghi o microlame che permettano il
collocamento ravvicinato. I tempi di intervento sono più lunghi
che nel trapianto normale e così anche i costi
Convalescenza
Il
paziente effettuato il trapianto dei capelli lascia
l'ambulatorio senza alcuna fasciatura. Gli innesti attecchiscono
in poche ore e il giorno dopo si possono già lavare i capelli.
Per 3-4 giorni ci può essere un certo gonfiore della fronte. La
persona è quindi subito presentabile. Sopra le microincisioni
per circa 2 settimane restano delle piccole crosticine che si
staccano da sole con i successivi lavaggi. I punti di sutura
nella zona di prelievo cadono da soli e non è necessario
rimuoverli.
Ricrescita
dei capelli
I nuovi capelli iniziano a crescere dopo un tempo variabile, in
media dopo 2-3 settimane ma a volte anche dopo alcuni mesi. Una
volta spuntati crescono 1 cm al mese come tutti gli altri
capelli ed avranno presto una lunghezza sufficiente a produrre
un beneficio estetico evidente. Questi capelli sono
geneticamente predisposti a crescere forti e robusti per sempre.
A distanza di 4 mesi se necessario può essere effettuato un
secondo trapianto per accrescere la densità dei capelli nella
zona da rinfoltire. Un programma di terapie coadiuvanti sarà
indicato per mantenere le condizioni ideali al migliore
attecchimento dei follicoli innestati e salvaguardare la
vitalità dei capelli presenti sia nelle zone rinfoltite che in
quelle adiacenti. Si potrà così ottimizzare la stabilità
dell’intero "capitale capello" della persona trattata.
Utilizzo dei peli
In effetti si è sentito negli ultimi tempi parlare dell'utilizzo
dei peli per recuperrare una parte almeno dei capelli caduti. La
notizia ha attirato molto l'attenzione e quindi è stata
sfruttata come veicolo pubblicitario. Purtroppo molto poco ci si
può aspettare da questo metodo che a fronte di tempi operatori
estenuanti permette risultati minimi. Si tratta quindi di una
sorta di "ultima spiaggia" per i pazienti che hanno la forza di
combattere fino in fondo la loro guerra alla calvizie. Se non ci
sono più capelli disponibili per il trapianto si ricorre ai
peli: si possono così fare sedute ripetute che in 6-8 ore di
intervento riescono ad innestare 200 peli alla volta. Ci vuole
veramente una motivazione ed una pazienza non comuni. Ed anche
una non trascurabile disponibilità economica perchè ovviamente i
costi sono proporzionati ai tempi operatori. Comunque sia un
impiego in particolari casi selezionati può essere utile per
integrare il trapianto classico che utilizza i bulbi prelevati
dalle parti posteriore e laterali del capo sia con la metodica
della strisca unica, "TET" (total excision technique) che con la
"FUE" (follicular unit extraction). Sembra infine che i peli una
volta innestati sul cuoio capelluto si modifichino acquisendo le
caratteristiche dei capelli sia come crescita che come
configurazione.
Espansori cutanei
Questa procedura recentemente introdotta in chirurgia plastica è
indicata essenzialmente nel trattamento delle alopecie
cicatriziali, cioè nei difetti del cuoio capelluto successivi a
traumatismi quali ustioni ed incidenti stradali dove ci sono
zone di pelle sottile e aderente in profondità. In questi casi
l'utilizzo dell'autotrapianto, è più difficile perchè il cuoio
capelluto non ha lo spessore sufficiente per accogliere gli
innesti. Talvolta poi la zona cutanea cicatriziale è troppo
estesa per essere coperta in modo adeguato con gli innesti.
L'espansione cutanea permette di dilatare una area di cuoio
capelluto coperta di capelli per poi spostarla, una volta creato
un eccesso, sulla zona alopecica che viene così rimossa e
sostituita. L'intervento è eseguito in anestesia locale e
prevede un taglio sulla pelle attraverso il quale si introduce
sotto il cuoio capelluto un serbatoio di plastica a forma di
palloncino. Questo inizialmente è vuoto ma poi è graduah-nente
gonfiato con iniezioni di soluzione fisiologica fino a
raggiungere la dimensione necessaria. Nella fase finale l'espansore
diventa voluminoso e non è più nascondibile con un copricapo. Si
procede quindi ad un secondo intervento in cui l'espansore è
rimosso e il cuoio capelluto espanso è spostato a sostituire la
zona calva. L'espansione non danneggia assolutamente i follicoli
piliferi. La procedura è complessa, piuttosto fastidiosa e lunga
almeno un mese, e lascia spesso cicatrici talvolta abbastanza
evidenti. E' quindi giustificata solo nella ricostruzione di
difetti piuttosto gravi. I risultati sono comunque buoni e
talvolta eccezionali.
Consigli
La domanda di cure per la perdita dei capelli è in forte
crescita e spesso chi soffre di calvizie non sa a chi
rivolgersi. I giornali e le riviste riportano tutti i giorni la
reclame di sedicenti centri tricologici specializzati.
La prima cosa da fare è non farsi prendere da un'ansia eccessiva
ed evitare quindi di recarsi al primo centro tricologico di cui
si sente la reclame alla radio o si leggono annunci
pubblicitari. E' invece opportuno chiedere consiglio al medico
di famiglia che potrà indicare un dermatologo, specializzato in
tricologia medica, di sua fiducia. Non andare per sentito dire.
Accertarsi sempre di avere a che fare con un medico: talvolta
persone che lasciano credere di essere medici riescono ad
abbindolare con false promesse. Diffidare di chi dopo un rapido
esame prevede un forte rischio di rapida e grave calvizie a meno
che non ci si sottoponga subito ad un trattamento intensivo a
base di massaggi e applicazioni locali di prodotti speciali.
Stare in guardia quando viene reclamizzata una prima visita
senza alcun costo: il peggio sta per iniziare. Diffidare se
viene richiesta la firma di un contratto per sottoporsi ad un
ciclo di trattamenti. Questi contratti sono spesso vincolanti e
si rischia di impegnarsi economicamente per un periodo
imprevisto.
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