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Vorrei informazioni su una cura, capsures, che mi è stata suggerita per migliorare la vitalità dei capelli. |
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Si tratta di compresse che si comprano in farmacia e vanno prese a cicli di sei mesi. Si tratta di una terapia per via orale introdotta di recente che si basa sull'impiego di varie sostanze di origine prostatica. Oltre a complessi vitaminici si avvale di tre elementi, curcumina, resveratrolo e capsaicina, che si sono rivelati efficaci nel bloccare la caduta dei capelli e addirittura ne stimolano la ricrescita. Queste sostanze oltre ad una azione antiossidante hanno una forte attività antinfiammatoria. L'infiammazione sarebbe secondo alcuni ricercatori l'elemento che determina la caduta dei capelli ed è probabile che il meccanismo di azione di questa cura sia quello di arrestare e guarire l'infiammazione di natura prevalentemente neurogena. Il resveratrolo ha inoltre una intensa attività antibatterica, antimicotica e antivirale che potrebbe influire sulla salute dei capelli. Comunque sia l'efficacia del preparato è confermata da vari studi clinici. Non ci sono controindicazioni nè effetti collaterali particolari e quindi bene si presta ad un impiego prolungato come sempre impone ogni trattamento rivolto a migliorare la salute dei capelli. |
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Ho letto che si possono utilizzare i peli del torace e delle gambe per recuperare i capelli persi. Quali sono le reali possibilità di questo metodo nei soggetti con forme avanzate di calvizie? |
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In effetti si è sentito negli ultimi tempi parlare dell'utilizzo dei peli per recuperrare una parte almeno dei capelli caduti. La notizia ha attirato molto l'attenzione e quindi è stata sfruttata come veicolo pubblicitario. Purtroppo molto poco ci si può aspettare da questo metodo che a fronte di tempi operatori estenuanti permette risultati minimi. Si tratta quindi di una sorta di "ultima spiaggia" per i pazienti che hanno la forza di combattere fino in fondo la loro guerra alla calvizie. Se non ci sono più capelli disponibili per il trapianto si ricorre ai peli: si possono così fare sedute ripetute che in 6-8 ore di intervento riescono ad innestare 200 peli alla volta. Ci vuole veramente una motivazione ed una pazienza non comuni. Ed anche una non trascurabile disponibilità economica perchè ovviamente i costi sono proporzionati ai tempi operatori. Comunque sia un impiego in particolari casi selezionati può essere utile per integrare il trapianto classico che utilizza i bulbi prelevati dalle parti posteriore e laterali del capo sia con la metodica della strisca unica, "TET" (total excision technique) che con la "FUE" (follicular unit extraction). Sembra infine che i peli una volta innestati sul cuoio capelluto si modifichino acquisendo le caratteristiche dei capelli sia come crescita che come configurazione. |
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Recentemente è stata presentata sulla stampa la possibilità di curare la calvizie grazie alla coltivazione dei bulbi piliferi . Si tratta di una metodica già fattibile o dobbiamo aspettare ancora del tempo per il suo uso pratico? |
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Gli studi sulla coltivazione delle papille dermiche per ottenere nuovi capelli potrebbero in effetti dischiudere nuove e forse illimitate possibilità terapeutiche nel campo della tricologia. Il traguardo di queste ricerche è quello di prelevare un piccolo lembo cutaneo del cuoio capelluto dal quale potere isolare e poi coltivare le cellule alla base del follicolo pilifero in grado di fare crescere il capello. Una volta riprodotte e moltiplicate esse dovrebbero essere inserite con microiniezioni nel dema della zona da trattare. Basterebbe quindi una terapia iniettiva ambulatoriale da ripetere con facilità quante volte sia necessario a mantenere una capigliatura praticamente perfetta. Le difficoltà tecniche sono però molte e al momento ancora non superate Se nei prossimi anni ci arriveremo la chirurgia plastica troverà un meraviglioso alleato: l'iniezione dermica di cellule coltivate potrà infatti integrare e completare i risultati del classico trapianto di bulbi piliferi che rimarrà comunque indispensabile per delineare i limiti della zona di cuoio capelluto sottoposta al rinfoltimento. Ogni forma di calvizie anche la più estesa potrà essere curata. |
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Sono una donna di 41 anni e dall'età di 14 anni perdo i capelli. Sino ad ora mi sono sempre ricresciuti ma in questo momento la caduta è veramente eccessiva ed intravedo già un diradamento. La caduta riguarda l'intera testa per cui cadendo anche nella zona posteriore è possibile fare un autotrapianto? Sono senza speranza? L'unica alternativa è la parrucca? |
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Negli ultimi anni il numero delle donne che si sono rivolte al chirurgo plastico per ottenere un miglioramento estetico della loro capigliatura ha registrato un aumento crescente. L'età media delle donne che richiedono un trapianto è di 45-50 anni. Comunque, considerando che la perdita dei capelli nei soggetti predisposti inizia subito dopo lo sviluppo puberale, l'intervento è richiesto anche da ragazze giovani. In effetti le recenti metodiche chirurgiche permettono in molti casi di apportare un miglioramento significativo. La calvizie femminile è quasi sempre diffusa ed il rinfoltimento non può riguardare tutta la parte diradata ma si concentra nella zona anteriore, quella esteticamente più importante. Si riesce in genere ad innestare una area ampia 9-10 cm, da una regione temporale all'altra, e profonda 5-7 cm: il vantaggio estetico che ne consegue è rilevante e permette di evitare il ricorso alla parrucca o altri palliativi similari. Esso andrà atteso con pazienza perchè la ricrescita dei capelli avviene dopo vari mesi. Al trapianto dovremo associare ovviamente una terapia dermatologica che consenta di stabilizzare la perdita migliorando la vitalità dei capelli restanti: l'assunzione per via orale sta sostituendo i trattamenti locali e questo permette con maggiore facilità di proseguire nel tempo la cura. |
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Sono un ragazzo di ventidue anni e ho terrore di perdere i miei capelli. Il diradamento che si sta verificando in particolar modo nella zona frontale mi spaventa perché non si arresta mai. Cosa dovrei fare? |
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Il diradamento nella zona frontale può iniziare molto presto,
già a 18 anni. In parte esso è fisiologico perché tutti
assistiamo con il passare del tempo ad un naturale arretramento
della attaccatura dei capelli. Non ci dobbiamo spaventare se ogni
giorno troviamo dei capelli attaccati al pettine perché questa
perdita è compensata da altrettanti nuovi capelli. Se però il
normale equilibrio tra caduta e ricrescita si altera e la perdita
supera un certo limite dobbiamo correre ai ripari. Un segno
premonitore di una incipiente calvizie è il progressivo sviluppo
delle stempiature. Dobbiamo preoccuparci soprattutto se il babbo o
il nonno materno sono più o meno calvi perché la calvizie è
costituzionale ed ereditaria. Tanto più precoce negli anni è la
comparsa della perdita tanto maggiore sarà la sua entità finale.
La prima cosa da fare è effettuare una visita dermatologica che
valuti lo stato di salute dei capelli. La causa più frequente
della perdita dei capelli è una eccessiva produzione di sebo
condizionata da una sensibilità dei follicoli piliferi agli
ormoni maschili. Un importante passo avanti nella cura medica si
è avuto con la scoperta della finasteride un farmaco che
contrasta l’azione del testosterone. Riesce in molti casi a
stabilizzare la caduta ma non può fare ricrescere i capelli ormai
persi. Azione analoga ha pure la serenoa repens, un prodotto di
origine vegetale. Un meccanismo diverso ma sempre rivolto a
ridurre l’influenza negativa sui capelli del testosterone lo
possiede un derivato di una pianta giapponese, la nipononivea,
anch’esso disponibile in farmacia sotto forma di compresse.
Efficacia più limitata hanno invece gli integratori vitaminici e
proteici. Opportuno è invece l’uso tre volte la settimana di
preparati topici a base di minoxidil, progesterone e ciproterone.
Vanno massaggiati sul cuoio capelluto dopo lo shampoo. Qualora
nonostante tutto la perdita sia ormai evidente è bene rivolgersi
ad un chirurgo plastico esperto nell’autotrapianto, l’unica
soluzione per rimpiazzare i capelli persi. Esso consiste nel
prelevare dei follicoli piliferi nella zona posteriore del cuoio
capelluto, molto meno sensibili per motivi genetici all’azione
degli ormoni, e trapiantarli nella zona diradata. Il
perfezionamento della metodica con l’introduzione dei
micro-innesti permette oggi il suo impiego anche in soggetti molto
giovani e in forme iniziali di calvizie. |
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Sono una donna di 52 anni e da vari anni soffro di una caduta di capelli che mi ha sempre angustiata. Mi sono fatta varie volte visitare ma non sono mai riuscita ad ottenere alcun risultato. Adesso anche nella zona anteriore è evidente un diradamento che non riesco più a nascondere. Vorrei fare qualcosa perché non accetto l’idea di dover ricorrere ad una parrucca. Ho sentito dire che oggi si possono trapiantare i capelli anche nelle donne. Cosa potrei aspettarmi con questo metodo? |
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Molte donne soffrono della stessa forma di calvizie che colpisce
il maschio, quella dovuta all’azione degli ormoni androgeni.
Nella donna il diradamento dei capelli è più diffuso ed omogeneo
che nell’uomo ma quasi sempre resta una linea di attaccatura
anteriore abbastanza adeguata . Il problema si accentua dopo la
menopausa. L’autotrapianto richiede una sufficiente densità dei
capelli nella zona posteriore dove si esegue il prelievo degli
innesti. Se questa è buona si può rinfoltire la parte anteriore
del cuoio capelluto su una area abbastanza estesa da dare un
risultato estetico complessivo molto soddisfacente. L’intervento
è rapido, circa due ore, e non lascia alcun segno evidente.
Assieme al rinfoltimento chirurgico è indicato iniziare una cura
medica con applicazione di preparati a base di minoxidil,
progesterone e ciproterone e l’uso di antiandogeni per via
orale, nipononivea, in grado di frenare ogni ulteriore perdita di
capelli e stabilizzare così il risultato ottenuto. |
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Sono un uomo di 75 anni e vorrei sapere se alla mia età è ancora possibile fare un trapianto. Ho tutta la parte centrale della testa del tutto pelata ma dietro i capelli sono ancora abbastanza folti e robusti. |
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Ovviamente in una situazione di questo tipo non si possono fare
miracoli e recuperare la chioma degli anni giovanili. Comunque sia
se la zona donatrice posteriore consente un prelievo adeguato
possiamo rinfoltire una zona anteriore abbastanza ampia da
ricreare una linea di attaccatura soddisfacente. Il risultato
estetico è buono e pettinando i capelli all’indietro si può
coprire almeno in parte anche la zona calva retrostante ancora
scoperta. Dopo sei mesi la procedura può essere ripetuta
perfezionando il risultato. Importante perché l’autotrapianto
sia realizzabile è che la attaccatura temporale, sopra l’orecchio,
non sia troppo bassa e permetta quindi di raccordarsi con la nuova
linea anteriore. Per quanto riguarda l’età essa non costituisce
di per sé una controindicazione e nella nostra casistica abbiamo
trattato con i microinnesti varie persone di ottanta anni, sia
uomini che donne. Basta ovviamente siano in normali condizioni di
salute e non presentino cardiopatie o patologie che
controindichino l’intervento. |
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Ho 19 anni ed ho già perso molti capelli. Dicono che la calvizie sia ereditaria ma mio padre ha 52 anni ed ha ancora molti capelli. Sono disposto a fare qualsiasi cosa per non perdere altri capelli. Cosa mi può veramente aiutare? |
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Spesso purtroppo già subito dopo la pubertà gli ormoni maschili
mentre da un lato fanno crescere i peli del torace e la barba
iniziano a fare perdere i capelli. Quando la perdita si manifesta
in così giovane età la calvizie si instaura generalmente in modo
rapido e grave. La rapida comparsa di stempiature ampie e profonde
è un cattivo segno premonitore. Il fatto che il babbo abbia
ancora molti capelli è un elemento poco rilevante perché la
calvizie è dovuta ad un gene che si tramanda con diversa forza a
seconda dei casi: si può avere così un figlio presto pelato e il
babbo ancora con i capelli praticamente a posto. In questi casi
precoci dobbiamo cercare ovviamente di frenare l’ulteriore
perdita con le cure mediche oggi a disposizione. I consigli di un
dermatologo esperto in tricologia sono essenziali e vanno seguiti
con costanza per lunghi periodi: il ciclo di crescita del capello
è lungo ed ogni terapia rivolta a migliorarlo deve avere il
giusto tempo per essere efficace. Importante è evitare di cadere
in stati ansiosi eccessivi e non lasciarsi tentare da richiami di
cure e idee “meravigliose” che purtroppo quasi sempre possono
solo peggiorare le cose. In questi casi precoci il ricorso ad un
trapianto va rinviato finché non si può prevedere con
ragionevole sicurezza l’evoluzione della perdita di capelli in
corso. |
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Sono
uno dei tanti giovani con problemi di calvizie e sarei interessato
a sottopormi ad un intervento di trapianto di capelli. Si parla
spesso che il risultato è legato non solo alla bravura e pazienza
del chirurgo ma anche del paziente che deve essere, si dice,
motivato. Non vorrei che ciò significhi che il paziente deve
essere preparato a subire una sorta di tortura cinese. Vorrei
chiarimenti ulteriori al riguardo perché sono sì motivato ma
anche intimorito dall’intervento che ritengo, al di là delle
assicurazioni fornite, di lunga durata, doloroso o quanto meno
molto fastidioso, anche dopo la fase operatoria. |
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Il
trapianto delle unità follicolari prevede il prelievo di un
segmento di cuoio capelluto mediante una incisione cutanea
praticata nella parte posteriore della testa. La parte operata,
sia quella donatrice che quella dove sono fatte le microincisioni
che accolgono gli innesti , è resa insensibile grazie alla
infiltrazione di un anestetico locale. Questa è effettuata in
modo molto dolce grazie all’impiego di micro-aghi. Prima di
questa anestesia si fa ingerire un confetto di analgesico che
innalza la soglia dolorifica ed il fastidio che alla fine si
avverte durante il taglio è veramente minimo. L’intervento
avviene comunque in un centro chirurgico perfettamente attrezzato
ed il paziente è assistito da una medico anestesista e
monitorato. L’effetto della anestesia locale si prolunga per
varie ore dopo il trapianto e quando la zona operata torna
sensibile si avverte solo un poco di tensione nella zona del
prelievo che può durare al massimo un paio di giorni.
Generalmente non è necessaria dopo l’intervento alcuna terapia
antidolorifica particolare. |